venerdì 20 giugno 2014

TOKIO? TOKIO!

Con grande piacere pubblichiamo questo articolo (e le foto) dell’esperienza fatta a Tokio dal nostro docente di violino, che ha partecipato alla tournée del Teatro dell’Opera di Roma, sotto la direzione di Riccardo Muti, svoltasi dal 15 Maggio al 2 Giugno.
DA VALMONTONE A TOKIO GRAZIE ALLA MUSICA
IL RACCONTO DI UNO SPLENDIDO VIAGGIO
Descrivere in poche righe le impressioni riscontrate in un viaggio di 18 giorni a Tokyo, al seguito della tournèe che il Teatro dell’Opera di Roma ha effettuato presentando due opere di Verdi - Nabucco e Simon Boccanegra,  sotto la bacchetta di Riccardo Muti - è certo un azzardo: una realtà così complessa non può essere compresa se non dopo tanto tempo e numerose esperienze; chi scrive potrà solo riportare le sue considerazioni sull’onda delle emozioni vissute sul posto. Non resta che cominciare dai dati certi, ringraziando la dirigenza dell’I.C. “Madre Teresa di Calcutta” presieduta dal prof. Pietro Pascale, che ha permesso al sottoscritto, docente di Violino nella sede della S.M.S. Zanella, di usufruire dei permessi scolastici indispensabili per effettuare quel viaggio.
Tokyo: capitale del Giappone, uno potrebbe pensare. Certo, ma anche capitale, innanzitutto, dell’HiTech. E non c’è possibilità di fraintendere: a 360 gradi - ma anche nelle tre dimensioni - vedrete palazzi, grattacieli e costruzioni “monumentali” di varie grandezze realizzati con acciaio e cristalli di varie fogge. Di certo una delle città più tecnologiche del globo, che probabilmente ha superato in grandezza e densità i più moderni insediamenti statunitensi, ed alla quale si accostano le altre due megalopoli marittime orientali, Shanghai e Hong-Kong. La sensazione schiacciante è che in molte parti delle zone in cui è divisa la città, i centri lavorativi e di rappresentanza di grandi e piccole industrie, dei marchi di generi più disparati (dalle automobili ai profumi, dagli elettrodomestici alle agenzie pubblicitarie) e di sedi legali di enormi multinazionali, siano i reali occupanti degli immensi grattacieli e palazzi incassati uno accanto all’altro, inframmezzati  da migliaia - migliaia! - di centri commerciali che si snodano su 10 piani ed oltre, negozi che vendono di tutto o solamente articoli di un singolo genere; e poi, in ogni dove, piccoli e grandi ristoranti, che propongono un’offerta quanto mai ampia di cibo e sapori. L’organizzazione nipponica è capillare, quasi maniacale; ve ne accorgerete subito dall’efficienza (sognata da tutti i romani) dei trasporti pubblici su rotaia - decine di linee ferroviarie e metropolitane - e dal modo in cui le persone ne usufruiscono: file diligenti che si aprono per far scendere i passeggeri, silenzio e pulizia all’interno delle vetture, indicazioni precise sulle fermate e sulle coincidenze (in giapponese certo, ma anche in inglese). A Tokyo ogni cosa, dal numero degli abitanti, ai grattacieli, ai trasporti, ai negozi è fuori scala per noi italiani, e lo sviluppo ultratecnologico che qui si sperimenta è davvero molto lontano dalla nostra realtà. Ma, come diceva lo Zio Paperone delle storie che leggevo alla mia età, “non è tutto oro quel che è luce”. I pendolari che vengono a lavorare ogni giorno nella capitale giapponese sono decine di migliaia, con turni massacranti, e non è difficile vederne diversi dormire in metrò, nei treni, o addirittura - e non stiamo scherzando - nel  camminare dal posto di lavoro al chioschetto dove mangeranno qualcosa. Un piccolo esempio, tanto per rendere l’idea: chi lavora come commesso in uno degli innumerevoli centri commerciali ha diritto ad un solo giorno di riposo al mese. La maggior parte dei viaggiatori, nei trasferimenti, viene assorbita dall’uso compulsivo del telefonino, quasi sempre per immergersi nei videogiochi, o per l’ascolto di musica con gli auricolari; questa prassi si ritrova anche tra i passanti che riempiono le strade ad ogni ora, in vere e proprie ondate di umanità che cammina da un crocevia ad un altro. Naturalmente non è pensabile di cogliere il reale spirito della popolazione di Tokyo senza avere la possibilità di entrare nell’intima essenza di queste persone così numerose e multiformi. A tal proposito, il punto di vista del musicista che si trova ad interagire con alcuni di loro per qualche giorno può però arricchire il quadro con un’impressione in più.
La tournèe dell’Opera di Roma prevedeva l’esecuzione di tre spettacoli di Nabucco e tre di Simon Boccanegra, opere di diversi periodi di produzione di Giuseppe Verdi. Nabucco, il primo vero successo del Maestro di Busseto, è del 1842. Stilisticamente è opera ancora grezza, un po’ immatura, anche se il celebre “Va Pensiero” da subito si impresse nell’immaginario popolare. Simon Boccanegra, lavoro del 1858, fu sensibilmente rimaneggiato dal compositore - con l’aiuto di un nuovo librettista, Arrigo Boito - nel 1881. La tarda rielaborazione, avvenuta nel periodo maturo, mutò la sostanza di questa composizione - ambientata nella Genova dogale della metà del ‘300 - e ne ha fatto uno dei frutti più belli della produzione verdiana meno in auge. Gli spettacoli - concertati e diretti con grande abilità ed esperienza dal maestro Muti, che ha una particolare sensibilità per guidare le voci liriche - sono stati apprezzatissimi dal pubblico giapponese, che ha sempre esaurito i teatri ed aspettato con lunghe code, all’uscita, il maestro, i cantanti ed i professori d’orchestra. La passione che i giapponesi nutrono per l’Opera fa parte del grande crogiuolo in cui si mescolano elementi in forte contrasto tra loro, e che sicuramente caratterizzano la vita e le dinamiche della popolazione di Tokyo. È cosa normale, per strada o nei luoghi pubblici, incrociare donne in kimono, giovani che sfoggiano i look più improbabili, compìti uomini d’affari in eleganti abiti occidentali, e bambini e ragazzi che, andando o uscendo di scuola, indossano le tenute proprie del loro istituto. Qua ogni mestiere ha il proprio vestito, la propria divisa: l’impostazione paramilitare della mentalità giapponese si riflette anche nel quotidiano, e nel funzionamento dell’ingranaggio è implicito che ognuno faccia bene quel che deve fare, che sia lavare le scale o pilotare un aereo. Poi, naturalmente, c’è il rovescio della medaglia: se cercate un posto tranquillo, magari un luogo d’arte che porti alla contemplazione ed alla quiete, forse Tokyo non è l’ideale. Le masse di persone che si spostano continuamente hanno un qualcosa di inquietante, a volte: sembra quasi che l’identità di ogni individuo si dissolva nel numero, e questo dato fa riflettere sul prezzo da pagare ad ogni tipo di linea socio-economica che un popolo sceglie di darsi, sempre che non gli venga imposta. Questa megalopoli  è sicuramente un luogo da vedere, per chi ne abbia la possibilità; la distanza chilometrica dal nostro paese è poca cosa rispetto allo stile ed ai ritmi di vita che si possono trovare nella più moderna città italiana, e rappresenta senz’altro un modello di modernità che viene tenuto in considerazione in tutto il mondo. Una nota va spesa a totale favore: qui i bimbi, maschietti e femminucce, sono bellissimi. È una considerazione che sembrerebbe gratuita, ma nel contesto di questo caos organizzato rappresenta una “goccia di splendore” che si offre a chi è attento ai volti che passano, freneticamente e continuamente, per le grandi arterie e le piccole stradine di Tokyo.                                                                                                                     
Giovanni Pandolfo

venerdì 13 giugno 2014

Ancora teatro!

A proposito dello spettacolo PINOCCHIO non potevano mancare i commenti dei ragazzi della V C a tempo pieno del Centro Urbano, protagonisti insieme alla V A e V B di questo evento al Teatro del Rainbow.

A fare teatro ci siamo divertiti molto, con le maestre e tutti i compagni.
Michele
Il teatro per me è stato bellissimo, ho provato un’esperienza che non scorderò mai! Mi sono divertita tanto! Mi dispiace che Milco (il regista) adesso non lo vedrò come prima.
Valeria
Io penso che il teatro sia un’esperienza bellissima e che tutti i bambini la possano fare, ossia recitare.
Gabriele M.
È stata una recita stupenda, strabiliante! Ho sbagliato un po’ di volte ma, dietro le quinte, gli amici mi hanno sempre risollevato! Ripeto: è stato fantastico!!
Giulia R.
Il teatro mi ha aiutato tanto ad aprirmi. Io l’ho fatto con piacere, però è stata dura.
Alessandro
Mi sono sentito emozionato e anche nervoso ma poi sono entrato in scena e mi è passato tutto.
Gabriele R.
Io mi sono divertito tanto perché sono stato a teatro.
Jonathan
L’esperienza del teatro per me è stata bella perché mi sono divertito con Milco ed è stato bellissimo.
Gabriel
L’emozione che ho provato quando ero sul palco è stata di essere orgogliosa di quello che ho fatto, certo, un po’ di ansia l’ho provata, ma credo di essermela cavata!
Sofia
Io voglio ringraziare Milco per averci fatto fare questa recita, ed è stato molto bello farla al Rainbow Magicland.
Sofyan
Sono stato molto contento a teatro, io all’inizio ho avuto paura ma… quando sono andato in scena è andato tutto bene e quando la seconda scena è finita sono andato dai miei genitori e… mi hanno detto: Bravo!! È andato tutto liscio.
Valerio
La prima volta che sono entrata in scena avevo paura di sbagliare la battuta, poi ho recitato come se parlassi ad un’amica.
M. Rita
Ho provato una gioia nel fare lo spettacolo con i miei amici, non ero mai stata così ansiosa in tutti questi anni ma l’ansia è passata quando sono salita sul palco con tutti i miei amici, insomma è stata un’esperienza unica.
Giulia E.
Quella sera ho avuto un’ansia inimmaginabile nel fare la mia parte, ma alla fine un po’ è passata e ce l’ho fatta.
Gabriele P.
Ero emozionato perché era la prima volta che recitavo davanti a 800 persone fra cui anche i miei parenti.
David
Il teatro è stata un’esperienza fantastica e divertente, mi è piaciuto molto per diversi motivi, perché sono stata vicino ai miei amici delle altre classi, è stato emozionante e sono felice che sia piaciuto.
Raffaella
L’esperienza del teatro è stata bellissima perché non avevamo fatto mai un progetto così e mi sono divertita insieme ai miei compagni.
Siria

martedì 10 giugno 2014

SALUTI

SALUTI DELLA V A - CENTRO URBANO -


In questa scuola abbiamo trascorso momenti brutti e momenti belli, momenti di divertimento e di noia. Abbiamo imparato a ragionare, ad esprimere le nostre opinioni, a stare insieme ed avere rispetto per gli altri. Ai bambini della Scuola dell’Infanzia che verranno lasciamo l’affetto delle nostre maestre, le raccomandazioni di Rosa, le urla di Gaspare e le nostre esperienze.

CONSIGLI SPECIALI PER I BAMBINI DELLA FUTURA CLASSE PRIMA
·        Rispettare le maestre;
·        Rispettare le regole della classe;
·        Non rispondere alla maestra quando è arrabbiata;
·        Non fare battute sciocche;
·        Non essere troppo timido;
·        Essere gentili con i compagni;
·        Chiedere scusa quando si sbaglia;
·        Non fare il bullo;
·        Avere rispetto per tutti e per tutto;
·        Attenti alla mensa!!!


SALUTI DELLA V B - CENTRO URBANO -

In questi cinque anni abbiamo imparato:
·        A rispettare le regole;
·        A stare insieme agli altri e a rispettare le idee altrui;
·        Ad aiutare chi è in difficoltà;
·        A rispettare le persone più grandi;
·        A parlare senza urlare;
·        Ad avere rispetto di ciò che abbiamo;
·        Ad esprimerci meglio;
·        Ad esprimere le proprie idee senza timore;
·        A superare la timidezza;
·        Ad affrontare le difficoltà.

GRAZIE RAGAZZI!

Le classi 5 A e B presentano

PINOCCHIO

“CHE SBALLO QUESTO MUSICAL!”

(emozioni, ansie e paure da attori veri!!!)

Dopo interminabili mesi di attesa e di prove incessanti, finalmente, il 27 maggio, è arrivato il giorno dello spettacolo che si è svolto al Gran teatro del parco dei divertimenti Rainbow Magicland.

Il Teatro era pieno e avevo un’ansia mai sentita prima. Vedevo la gente che si accalcava all’entrata e prendeva posto. Il cuore mi batteva forte e le gambe mi tremavano che sembravano staccarsi dal corpo. Però, detta la prima battuta, mi sono rilassato e mi sono sentito fuori da ogni paura.
Nicola V A
All’inizio dello spettacolo non riuscivo a pensare, a parlare, mi tremavano le gambe per l’ansia, per la paura di sbagliare però quando sono entrato e ho cominciato a recitare mi è passato tutto. Sono contento di questo spettacolo.
Andrea V A

Quando sono entrato in scena stavo per svenire ma subito dopo mi sono rilassato e nella scena successiva non ero più teso.
Federico V A
 
Io ero Geppetto. Avevo un vestito che non era proprio eccezionale ma era del personaggio quindi lo dovevo indossare. Quando mi stavo preparando il cuore mi batteva a mille! Dopo la prima battuta tutte le mie paure sono svanite e ho cominciato a dirle bene, lentamente, come mi hanno insegnato. Questo è stato uno spettacolo che non dimenticherò facilmente.
Angelo V A
…dopo che sono entrato in scena non ho avuto più timore di sbagliare.
Christian V A
…io facevo la parte dell’operaio e prima di entrare ero spaventato, ansioso ma mi sono calmato e tutto è andato bene.
Emiliano V A
…pochi minuti prima dello spettacolo, mentre tutti si stavano preparando avevo la pelle d’oca. Avevo il ruolo di Angela, la fidanzata di Geppetto o meglio la sua ex.
Silvia V A
Mi sembrava di non riuscire più a parlare; io ero Clarice, e poi anche la balena …
Alla fine dello spettacolo ero molto tranquilla e sicura di me. Eravamo tutti dei piccoli attori. Vorrei tanto rifarlo!
                                                                             Claudia V B

Questo spettacolo mi è piaciuto moltissimo e spero di salire di nuovo sul palco.
Alessio V B
Io ho interpretato il ruolo del Grillo parlante… dopo questa esperienza mi sento più sincera con me stessa e più tranquilla.
Aurora V B

Io ho interpretato un personaggio molto conosciuto ed amato dai bambini: la fatina che dice a Pinocchio di non dire bugie e di essere rispettoso.
Questa per me è stata un’esperienza unica che mi ha aiutato a crescere.
Sara V B
Un’esperienza che mi ha aiutato tanto, la rifarei subito.
                                                                             Matteo V B
Quando sono salita sul palco ero al massimo dell’agitazione! Io ero Turchina e mi sono divertita tantissimo!
Francesca V A

...il gilet e il trucco ed eccomi Pinocchio…che paura entrare in scena ma anche una grande emozione!!!
Gabriele V A

La mia parte era quella della narratrice… dietro le quinte non ero per niente agitata, però quando sono entrata in scena ero emozionatissima, mi sentivo pietrificata.
Sofia V A
Io ero molto agitata però quando sono salita sul palcoscenico improvvisamente mi sono sentita tranquilla, sentivo la presenza del pubblico ma ero concentratissima sulla mia parte.
Che bella esperienza!
                                                                             Alessandra V B

Mi sentivo teso e impacciato e quando sono entrato in scena mi sembrava di non ricordare più nulla. Quando ho cominciato a recitare mi è tornato tutto in mente.
                                                                             Marco V B
Che emozione salire su un palco! In un teatro vero, veramente bello! Sul palco ho ballato e recitato e mi sono divertita.
Caterina V A

Prima di iniziare avevo molta ansia e ho iniziato a tremare ma dopo aver detto la prima battuta mi sono calmato e ho iniziato a recitare. Era  come se il teatro fosse vuoto…
Valentino V A


Mi sentivo molto emozionato, ansioso di esibirmi e sullo stomaco sentivo una sensazione strana: come se stessi sulle montagne russe.
Io mi sono ritrovato nel mio personaggio: il gatto, sempre un po’ ingenuo, timido e distratto che veniva continuamente ripreso dalla volpe.
I nostri genitori erano esterrefatti: proprio non se lo aspettavano!
Questa esperienza mi ha lasciato qualcosa di nuovo dentro di me: non sono più timido come prima, adesso mi sento libero!
        Samuele V B
Quanta ansia prima di entrare in scena!
Interpretavo la volpe con il carattere arrabbiato e la pazienza di sopportare uno “stupido” gatto. Che emozione salire su quel palco, un’esperienza che non potrò mai dimenticare!
                                                                             Giulia V B
Ero emozionatissimo e ansioso nello stesso tempo.
Le parti che interpretavo erano: Pantalone, un burattino avaro, ed inoltre recitavo anche la parte del pescatore e della guardia.
A me piacerebbe fare nuovamente questa esperienza e diventare un’altra volta “un grande attore”.                                                                      
        Alessandro V B

Esibirsi davanti a tutte quelle persone mi ha aiutato a superare l’ansia. Io interpretavo Lucignolo, un bambino monello che non voleva andare a scuola ma soltanto giocare. Poi avevo anche la parte del pescatore che aveva visto Geppetto in mare.                                                                                
     Francesco V B
Nello spettacolo io ero Geppetto. Questa esperienza mi ha fatto sentire un vero e proprio attore. Vorrei rifarlo per arricchirmi ancora di più.
                                                                             Daniel V B

Lo spettacolo di Pinocchio è stato la più  bella esperienza della mia vita!!
Quando sono entrato in scena stavo per dimenticare le battute ma poi, improvvisamente, ho ricordato tutto!
…tornato a casa avevo una fame incredibile!
        Ilir V B
La maestra Rita ci ha fatto fare un gioco per calmare la nostra emozione e per rilassarci. Ci ha aiutato tanto.
Dean V A

Io ero il gufo, uno degli aiutanti di Turchina e con me c’erano altri amici. Il costume mi pizzicava un po’ e la paura mi bloccava.
Sabrina V A

…al momento di entrare in scena non ricordavo le parole… interpretavo il corvo… mi sono sentita una vera attrice.
Lindita V A

…mi sentivo emozionata, il mio corpo tremava, le parole non mi uscivano dalla bocca ma tutto è andato bene.
Michelle V A



lunedì 9 giugno 2014

FILASTROCCANDO

LO SPETTACOLO
Martedì 3 Giugno ultima puntata di Filastroccando…c’è stato lo spettacolo!
Alle 4 del pomeriggio siamo andati al Palazzo Doria per le prove generali, lì abbiamo trovato le classi IV e V di tutto l’Istituto, l’orchestra della scuola media e i professori di strumento.
Alle 17,30 l’orchestra ha aperto lo spettacolo suonando vari brani. Quest’orchestra è formata da tanti allievi che suonano il violino, il clarinetto, la chitarra, il pianoforte e le percussioni.
I “suonatori” si sono impegnati al massimo pur essendo molto emozionati, sono stati bravissimi!

Finita la loro esibizione è salito sul palco il Prof. Ademaro Dipaola e sotto la sua direzione abbiamo cantato noi accompagnati da alcuni strumenti.
Abbiamo cominciato con “Voglio un coniglio”, un brano rap coinvolgente il cui ritmo ti rimane in testa come un tormentone!!!
Abbiamo continuato con “La figlia del re di Castiglia”, un brano dello Zecchino d’Oro del 1975.
 Il testo di questa canzone è una filastrocca divertente…la parte più carina è quando
 “l’eroe di Siviglia
appena intravista la figlia (che assomiglia a una triglia)
spaventato un cavallo si piglia
e…”.
Abbiamo terminato in bellezza, cantavano tutti con noi “L’Inno d’Italia”… rap!

È stata un’esibizione fantastica da…10 e lode!

Noi maestre volevamo ringraziare tutti i professori di strumento, in particolare il Professor Ademaro Dipaola, che è stato prezioso, bravissimo, insostituibile e davvero eccezionale!

domenica 1 giugno 2014

COMPITI???

Ho "trovato" questa lista di compiti per le vacanze di Echino, il giornale bambino; si potrebbe discutere a lungo sull'argomento, ma siccome mi è piaciuta molto e questo è stato un anno faticoso, ho deciso di pubblicarla e proporla ai miei alunni, fiduciosa che qualche collega vorrà condividerla.
ULTIMO GIORNO DI SCUOLA
COMPITI PER LE VACANZE:
  Fare almeno una capriola al giorno.
  Correre nei prati o sulla spiaggia.
  Urlare all’eco: “Ciao, chi è più bello tra me e te?” e ascoltare cosa risponde.
  Inventare una parola alla settimana, tipo ohporcalochettina.
  Giocare con la fantasia.
  Annoiarsi di tanto in tanto.
  Farsi portare in libreria e gironzolare alla ricerca di un bel libro colorato e simpatico.
  Assaggiare tutti i gusti del gelato.
  Guardare le stelle cadenti ed esprimere il desiderio più bello.
  Farsi leggere dal nonno una storia e, a due pagine dalla fine, chiudere il libro e giocare al finale a sorpresa, poi andare a vedere come va a finire la storia.
  Scrivere una lettera alla nonna, è valido anche un disegno.
  A scelta, ma almeno due: andare a pesca con papà, preparare una torta con la mamma, andare al cinema all’aperto con gli amici, fare un tuffo nel mare, visitare un museo.
  Inventare le parolacce da dire quando si è arrabbiati, tipo: oh bulacca! peralessa! facciadibrodinoriscaldato!
  Contare quante cose belle si sono fatte durante la settimana.